Il disturbo primario del linguaggio (DPL) è un disturbo del neuro-sviluppo frequente in età prescolare e consiste nella difficoltà da parte del bambino ad acquisire la lingua a cui è esposto.
Si parla di disturbo primario poiché non è associato o derivante da altri disturbi e tende a presentarsi insieme ad altre vulnerabilità.
I dati epidemiologici più recenti indicano un disturbo primario del linguaggio nel 7% circa dei bambini, con prevalenza per il genere maschile.
È possibile effettuare la diagnosi a partire dai 4 anni d’età. Prima di questo periodo si parla di late talkers o parlatori tardivi, cioè bambini che a 24 mesi hanno un vocabolario espressivo inferiore o uguale al 10° mese, oppure a 30 mesi manifestano assenza di linguaggio combinatorio.
Ai fini diagnostici e riabilitativi è importante valutare vari aspetti del linguaggio:
- la forma: elaborazione fonetica, fonologica, morfo-sintattica;
- il contenuto: l’elaborazione semantico-lessicale;
- l’uso: l’elaborazione pragmatica e discorsiva.
Ciascuna di esse può essere valutata sia in produzione, cioè nel linguaggio espressivo, sia in comprensione, ovvero il linguaggio recettivo.
I disturbi di linguaggio non costituiscono una categoria omogenea: in alcuni casi, infatti, si limita alla difficoltà nella produzione linguistica, mentre nei casi più gravi si può estendere alla comprensione stessa del linguaggio.